sabato 5 gennaio 2008

SAMIZDAT

Il tavolo è quello riservato, in fondo alla sala.
E' un tavolo di legno percorso da striature come un volto pieno di cicatrici.
Sorseggio un bourbon da un Graal di vetro,fumo le mie sigarette una dopo l'altra,
con la stessa disinvoltura con cui un soldato ricarica il proprio fucile mentre aspetta
il prossimo assalto.


Sto aggiornando i libri contabili del locale.

Sto scrivendo alcune note che ai soci - e non solo a loro - potrebbero servire.

L'inchiostro veicola i pensieri trasformandoli in strani,squamosi tatuaggi.


E' trascorso un mese e mezzo, dall'apertura del salotto.

Sono arrivati gli amici, si sono seduti con noi,
hanno portato la loro musica,le loro parole,
tutto il loro passato, presente e futuro,
perché in realtà questo è un luogo senza tempo,
che parla il dialetto degli amanti.


Il fumo sale al soffitto come una preghiera,
i sorrisi sono ferite, le carezze rasoi,
le ballerine hanno terminato le loro prove,
ce n'è sempre una che si ferma a fumare chiedendomi
perché l'amore sia una cosa tanto ingiusta...


"E' semplice" le rispondo,
"L'amore, tesoro, non conosce democrazia"


Lo puoi leggere negli occhi di molti che entrano qui:
i Coscritti della Felicità Presunta
i Martiri dell'Amor Rubato
i Forzati della Speranza Promessa


Tutti coloro che entrano qui senza sapere
dove stiano entrando...


Devo ricordarmi di far lavare via
il sangue dal gabinetto degli uomini.
Devo ricordarmi di ordinare
altro cognac.
Devo ricordarmi di ringraziare
i miei soci, e tutti gli ospiti
più graditi.
Devo ricordarmi dove ho messo
la mia rivoltella.
Devo ricordarmi un po' la tolleranza
mentre gli uomini stringono
seni & pistole
per gli stessi
motivi...

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