sabato 5 gennaio 2008

SAMIZDAT n° 2


Il nostro barman è tedesco.
Si chiama Dietmar.
Il nostro barman è un uomo grasso e stempiato
e di una cortesia che non è di questo tempo.


Un giorno, semplicemente si presentò qui dentro
a chiedere un lavoro.
Eravamo nell'ufficio principale,
Canella, HB ed io.
Dietmar cominciò a parlare in quella sua lingua
così simile al suono di un trapano da dentista.


HB aveva un nodo in gola
e non era quello della cravatta.
Mi avvicinai alla finestra,
guardai fuori, smisi di ascoltare.
Canella lasciò che quell'uomo grasso
finisse di parlare,e quando ebbe finito
si accese una sigaretta chiedendogli di aspettare fuori.


Dietmar uscì.
L'ufficio si era fatto silenzioso,
denso di fumo, quasi soffocante,
più caldo delle cosce di una puttana messicana
strafatta di tequila in un pomeriggio d'Agosto.


"Mettiamola così," disse Canella,
"Perlomeno non sputa nei bicchieri,quando li pulisce".


Non passa giorno che Dietmar non ci ringrazi
per questo cazzo di lavoro che gli abbiamo dato.
Ma forse ci ringrazia per qualcos'altro.
Va' tu a capire di cosa si tratta...


Stasera sono seduto al bancone a bere birra tedesca in bottiglia.
Dietmar agita il suo straccio come fosse una bandiera,
sorride ai clienti e infila le mance in una boccia di vetro
sul ripiano alle sue spalle.
Dice che così, se le cose dovessero andar male
e il locale chiudere, magari avremmo da parte
abbastanza per ricominciare altrove.


La verità è semplice:


possiamo conservare
solo ciò che sopravvive.


"
Per questo non regalo mai
animali a nessuno
" gli dico,
"
Pensaci, la prossima volta che
accontenterai una donna nascondendoti
dietro un mazzo di fiori
".


Dietmar sorride."Un'altra birra, signor Mongo?"
"Natürlich, herr Didi".






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