sabato 26 gennaio 2008

GUERRA


Lo spazio era quello che era, ma almeno l’affitto era basso. C’erano due finestrelle in alto sulla parete di fondo, all’altezza della strada là fuori. Una serie di tavoli pieni di provette, alambicchi, bilancini e dosatori. Una scrivania ingombra di carte, quaderni e registri, con davanti una vecchia poltrona sfondata. La corrente elettrica, diffusa da varie lampade alogene disseminate dappertutto nello scantinato. Una tenda a quadri che divideva lo scantinato a metà, e la scala che portava al piano superiore occupato dall’affumicatoio del salumificio Weber. L’aria che si respirava là sotto sapeva costantemente di speck e salsicce, mentre umidità e muffa se ne stavano attaccate ai muri come quadri.

Un bagliore improvviso investì lo scantinato, quando la porta in cima alla scala venne aperta. Una ragazza bionda, strizzata in un’aderente uniforme verde da infermiera, chiuse la porta e lentamente, facendo attenzione a non cadere dai tacchi alti, scese la scala fino al centro del monolocale.

“Herr doctor!” esclamò guardandosi intorno, “Sono arrivata! Sono qui, herr doctor!”

Una mano grinzosa scostò la tenda, lasciando intravedere dietro di essa un letto sfatto, un lavandino e un piccolo comodino sormontato da un’abat-jour stile anni ’30. Il dottor Siegmund Zeller sorrise, inforcò gli occhiali, tirò la tenda e si avvicinò alla ragazza.
“Fräulein Stuner” disse, sbirciandole nella scollatura, “Tuo squillante puonciorno è meglio di caffè calto…Magnifico come profilo di Kaiser…”

La ragazza sorrise, contraendo involontariamente le tette col rischio di farle esplodere. Zeller si sedette alla scrivania e, senza perdere nemmeno un secondo, afferrò uno dei registri che aveva davanti cominciando a spulciarlo con meticolosa precisione, passando in rassegna tutte le voci che vi erano riportate.

“Laforo procede alla crande” disse, “Noi cià messa via crande quantità di merce. Ma noi defe preparare ancora. Noi defe preparare molta quantità di meticine, ja?”

“Certo, herr doctor” rispose la ragazza, mettendosi seduta sulla poltrona e accavallando le gambe fino a scoprire le mutandine, “Solo, vorrei chiederLe il permesso di andare via prima, oggi”.

“Antare via prima?” ripeté il dottore, immerso nelle sue carte, “E perché mai?”

“Il mio fidanzato mi ha invitata fuori a cena. Ci terrei ad andare, se per Lei non è un problema”.

Zeller alzò la testa e sorrise, chiudendo gli occhi come un gatto nel sole. “Ja, ja…Fitanzato, ja. Io capisce. Io capisce perfettamente. Anch’io era fitanzato, una volta. Io sa pene cosa significa. Miei tempi, in Cermania, molte femmine e molto fitanzato, ja? Quelli era pei tempi, prima che scoppia cuerra e tutto finisce. Prima che cuerra prende te con forza e trascina via da femmine e da amici…Cuerra è rovina per tutti, ma di più quando perdi. Quando gente guarda te male, e tu ha fatto solo tuo dovere. E tu domanda: ‘Cosa fatto io che tu guarda me con tanto odio?’ E gente sputa te addosso. Gente insulta e dice cattiferie. Ancora occi, topo sessant’anni, gente guarda e dice brutte parole. Mein Gott!” esclamò, “Uno non può pere pirra con amici che ancora glielo rinfacciano topo sessant' anni! Tu capisce? Forse che io ho mai detto loro chi frequentare? Che amici afere? Ma loro freca niente. Loro ricorta sempre come se fosse ieri, e tu nasconde tutto il tempo…Niente fitanzata, niente amici, niente ti niente…”

“Scusi se glielo dico, herr doctor, ma io credo che dovrebbe prendere un po’ d’aria ” disse la ragazza, “Dovrebbe uscire, ogni tanto. Camminare. Ossigenarsi. C’è un’intera città che vive, là fuori. Come fa a restarsene sempre chiuso qua sotto? Non le fa mica bene. Possibile che non impazzisce, a restare sempre chiuso qua dentro?”


“Pazzia è dappertutto dentro persone” disse il dottor Zeller, “Ma persona pazza non sa di essere. E’ altri che vede lui pazza. Tu vedi me pazzo, mein Liebe?”

“Certo che no, herr doctor. Dico solo che…”


"Molto pene," disse il dottore, dirigendosi verso uno dei tavoli, “Tu preoccupi per me, tu brafa racazza che prende cura di uomo anziano, ja? Sehr gut…Tu brafa racazza che aiuta me in laforo e fa sentire meno solo...Tu fede?" disse, indicando una serie di ciotole colme di pillole colorate, "Tu fede che noi quasi pronti? Noi già messo via tanta meticina e altra ancora da fare. Tu ha imparato colori di pillole, vero?"


“Quella gialla…Quella gialla serve a guarire dal diabete. Quella verde da…”


“Nein, nein!” la interruppe il vecchio, “Quante folte io detto te! Pasticca cialla è cura di cancro! Pasticca plu cura morpo di Alzheimer! Pasticca pianca cuarisce da sintrome di Down!…Perché tu tanto pella e tanto stupida, meine Liebe? Dimmi: dofe io trofato te? Tu messo forse annuncio su ciornale?”


“No, nessun annuncio. Non si ricorda? Io sono la nipote di Hermann”

“Hermann?”

“Sì. Hermann Goer –“

“Tu non fa nomi!” esclamò Zeller, “Tu pazza? Tu mai fare nomi! Se tu fa nomi qualcuno macari sente e noi kaputt! Tu mai, fare nomi! Verstanden?” disse il dottore, passandole un braccio intorno alle spalle, facendo scivolare una mano su un seno della ragazza fino a contenerlo tutto, “Tu sempre stare attenta, quando fa nome” disse, serrando le dita intorno a quella massa carnosa, “Io non fa mai, nomi. Nome è come condanna, anche topo sessant'anni’anni, perché cente ricorda sempre…”


La ragazza si divincolò con eleganza dalla presa, tornando a sedersi in poltrona. Zeller si aggiustò il camice bianco segnato da macchie di caffè e bruciature di sigarette e la raggiunse alla scrivania.

“Tu deve sempre stare attenta anche quando viene qui." disse il dottore, "Se qualcuno scopre noi, noi finiti. Ma nostro laforo troppo importante per finire. Troppo. Anche se gente non capisce questo. Anche se tu spieghi, loro non capisce lo stesso. Loro non sa che se non era per cuerra, noi occi in un fero laporatorio, con strumenti moterni, e forse con premio Nopel su caminetto di casa…Ma cuerra ha rovinato tutto, ja? Niente più camino, o fitanzato, o amici…Tu sa che io non opera più da millenovecentoquarantasei? E non tocca femmina da millenovecentosettantuno? Io sempre costretto vivere come clandestino. Sempre nascosto, come rifuciato. Americani tentato di mettere mani su di me a fine di cuerra, e russi lo stesso. A fine di cuerra, americani e russi tentato di mettere mani su tutti scienziati e tottori teteschi rimasti. Americani e russi come maniaci sessuali. Loro sempre tenta di mettere mani addosso a qualcuno. Così io scappa, prima in Argentina e poi in Venezuela. Poi in Sfizzera. Infine qui in Italia. In Italia da millenovecentosessantasei. Io cirato tante città, prima di questa. Poi trova questa. Bolzano/Bozen. Io vede e pensa: ‘Qua come stare a casa. Qua sente parlare mia lincua. Io ferma qua, perché qua sente meno nostalcia’…Io compatte nostalcia con brintisi, con mio ciratischi, e con mio tiario, perché io tiene tiario, sì. Io scrife tiario tutti i ciorni da millenovecentotrentaquattro. Io così tanti tiari che enciclopedia, a confronto, è depliant per turisti. Io scritto tutto quanto, mein Liebe. Scritto di cuerra. Scritto di me e di miei amici. Scritto anche di tuo nonno. Tu vuole sapere cosa successo in un ciorno qualsiasi? Pasta che tu domanda. Tu ha domanda che interessa, meine Liebe?"


“Per la verità, herr doctor, la cosa che vorrei sapere è come faremo a vendere le nostre medicine..."


“Fendere?!” ripeté Zeller, “Fendere?! Che vuol dire ‘fendere’?! Noi non lafora per soldi, fräulein. Noi mai, laforato per soldi! Tu credi che noi fatto qualcosa per soldi? Puah! Miei amici ed io, mai fatto niente per soldi! Tu credi che Adolf ricco? O Josef, o Rudolph? O tuo nonno Hermann? Nessuno di noi, ricco. Noi sputa, su soldi! Noi con soldi pulisce culo!… Fendere! Noi non fenditori! Noi tottori! Noi trofa cura per malattie e malattie kaputt! Anche se poi tu pevi pirra con amici e gente chiama te ‘criminale’!”


“E allora come intende fare?”


“Noi spaccia” rispose il dottore, “Noi va su strada, in bar, in locali con musica alta e donne nude, in scuole, dappertutto…Noi va e spaccia. Noi dice prezzo passo, così gente compra più folentieri. Noi prepara prima tosaccio di pillole e poi spaccia con sacchetto o scatola o altra cosa, verstanden?”


"Ma noi, herr doctor, dobbiamo vendere i nostri prodotti ai malati. Mica alla gente sana”


Zeller scosse la testa. "Molta gente malata e non sa, mia cara. Molta gente crede stare bene e invece già mezza kaputt. Noi fendere loro meticina per stare meglio senza che loro sappia”


“Non capisco…”


“Noi curare gente con malattia e prevenire malattia in gente sana. Solo che noi non dire. Noi furbi. Noi dire che pillole aumentano energie, o migliorano memoria, o compattono insonnia, o fanno tifentare cazzo pello turo…Loro credono, questo. E suggestionano se stessi. Loro poi convinti che daffero ricordano meglio o hanno cazzo più turo, e infece cuariscono da malattia o tengono malattia lontana. Verstanden?”


"E chi s’incaricherà di far circolare la roba?” domandò la ragazza.


“Tu, fa circolare all’inizio” rispose il vecchio, “Tu racazza ciofane e pella, ja? Uomo piace, racazza ciofane e pella. Tu va e spaccia nostre meticine. Nessuno uomo con cazzo e ormoni tice no a racazza ciofane e pella come tu. Tu spaccia anche a donne, natürlich, ma uomo ferrà da te senza che nemmeno tu avvicini lui. Tu ha forse paura che uomo si avvicina?”


La ragazza non rispose. Si accese nervosamente una sigaretta, chiudendo le gambe come un sipario a spettacolo concluso.


“Io capisce che macari non piace” continuò Zeller, “Ma in crande affare occorre a folte ubbidire anche se non piace. Anch’io fatto cose che non piaceva, durante cuerra. Una folta viene da me ufficiale di SS. Lui entra in mio ampulatorio senza pussare. Lui non ha appuntamento, ma ha ordine di parlare a me. Lui parla piano, perché paura che qualcuno di Gestapo sente. Persino ufficiali di SS ha sempre avuto paura di Gestapo…Inzomma, lui fiene da me con ordine superiore e dice ‘Laforerai con noi per crande vittoria finale’. Io dico lui che io non soldato, io tottore. Io usare pisturi e sirinca, non fucile. E lui dice ‘Tuo pisturi e tua sirinca serfire per crande vittoria finale’. Io allora dico lui va bene, io curare soldati teteschi feriti in battaglia. Ma lui dice ‘Tu non lafora con soldati teteschi feriti in battaglia. Tu lafora con soldati nemici’. Io dico lui ch’è stupido curare soldati nemici feriti se poi è lui che ferisce. Questa è crande cazzata, no? Ma come, lui spara a soldato nemico e io poi cura soldato nemico ferito da lui? Allora o tu uccidi soldato nemico o tu non spara affatto. Se no, tottore nemico cura soldato nemico ferito. Forse che soldato nemico non ha tottore? Io dico che ha. Tutti ha tottore che cura soldati feriti. Ma lui dice ‘Tu non lafora su soldato nemico ferito. Tu lafora su soldato nemico morto.’. Io dico lui ‘Crazie per fiducia, ma solo Padreterno sa cuarire soldato morto’, e lui spiega che mio compito è fare experimenti su cadaferi nemici per poi ripeterli su pricionieri vivi…Cuerra è ganz brutto affare per tutti, vivi e morti, ja?”


La ragazza deglutì piano. "Si riferisce soprattutto agli ebrei, vero herr doctor?"


Zeller non rispose. Erano soprattutto quei pensieri.
Pensieri terribili.
E quei seni. Seni giganteschi.

Seni e morte in uno scantinato male illuminato.

"Tu sa quando guerra finirà?" disse.

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