sabato 5 gennaio 2008

SAMIZDAT n°4

Mi piace pensare che i grossi seni della nostra guardarobiera
non c'entrino.
Immagino che l'alcol giochi il suo ruolo,
ma solo fino ad un certo punto.
Tavoli, poltrone, divani e tappeti, certamente.
Mettici la musica.
Sicuramente le nostre ballerine
e i volti appesi alle pareti dentro cornici di fumo,
che a volte sembrano quasi scrutarti dentro.


"Non ho mai lavorato, in un posto come questo"
dice.


Il mio bicchiere custodisce 2/3 di vodka
e 1/3 di succo d'arancia.
Ho bisogno di vitamine.
Ho bisogno di mangiare meglio.
Ho bisogno di lasciare
il mio numero di telefono in elenco
almeno un altro po'.


"Mi credi se ti dico che non avrei scommesso
un soldo sul successo di questo posto?
"
dice.


Le ombre lungo le pareti sono vernice rappresa,
l'ufficio somiglia ad un sommergibile
incastrato sul fondo di un
oceano di disperazione.


"Tu e i tuoi soci avete fatto davvero
un bel lavoro. C'è sempre gente qui dentro,
in un modo o nell'altro
"
dice
rivestendosi.


"Non dimenticarti il reggiseno"
le dico, "E di chiudere la porta,
quando te ne sarai andata
".



Me ne resto sdraiato sul divano,
il bicchiere in equilibrio su sottili pensieri di corda,
la sigaretta fumante,
mentre la osservo avvicinarsi allo specchio
e perdercisi dentro.



"Che diavolo stai facendo?" domando.


"Mi sto truccando".


"Truccando da cosa?"

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