giovedì 21 febbraio 2008

SAMIZDAT n°14 (ovvero Breve corso di sopravvivenza per pesci rossi)

Immagina una casa.


Immagina che questa casa
non abbia porte né finestre
né soffitti o pavimenti
e nonostante questo
sia davvero una casa


Immagina che in questa casa
succeda un po' di tutto
e specialmente
che quasi tutto possa
succedervi


Immagina che di questa casa
esista solo un'insegna, un'indicazione,
un nome o numero che possa
identificarla, insomma qualcosa in grado
di condurti fino ad essa


Immagina adesso che tu
in qualche modo e per qualche ragione
riesca a raggiungerla
decidendo di entrarvi,
ok?


Immagina che una volta entrato
qualcuno ti suggerisca
dove andare, cosa fare, come muoverti,
mentre altri se ne stanno lì impassibili
in attesa che tu lo faccia


Immagina che in questa casa
le persone siano tutt'uno con le loro voci
e le cose che vedi
curiosamente reali e impalpabili
allo stesso tempo


Immagina però che il tempo
in questa casa
segua regole particolari
che sfuggono alla logica
come le frasi di certe donne


Immagina a questo punto
che questa casa poggi su solide fondamenta
un pezzo delle quali potresti anche
essere
tu...


Riesci ad immaginare
cosa cazzo accadrebbe
se un giorno queste fondamenta dovessero
cedere e magari
a causa tua?


"Credo abbia capito" ho detto.


HB ha soriso in quel suo modo particolare,
quel modo che a molte donne ricorda
perché siano ancora eterosessuali.


"Non ti ho mica spaventato, vero?"
ha domandato il mio socio.


Il tizio legato alla sedia
ha scosso la testa in silenzio,
asciugandosi con la lingua
il sudore dal labbro superiore.


"Bene" ha detto HB, "Molto bene,
nuovo utente numero tot. Credo che adesso
potremmo anche tornare di sopra e berci qualcosa
".


Mi sono alzato in piedi,
strofinando un fiammifero contro la parete,
accendendomi una sigaretta.
"Andiamo pure, socio. Il lato peggiore di certi lavori
è che ti mette addosso
una sete boia
".

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