domenica 15 giugno 2008

Il matrimonio della carne (parte sesta)

Alois - il mio macellaio - non ha sempre fatto il macellaio.


"Nella vita mi è capitato di cambiare," mi ha detto una volta, "Perché in realtà è così che succede: le cose càpitano o non càpitano. Tutto qui"


Quando l'ha detto, gli ho confessato che mi sembrava una cazzata. E gliel'ho confessato mentre armeggiava con un coltello che il Boia di Londra avrebbe pagato, per avere tra i suoi strumenti.


"Intendo dire che certe decisioni non sono mai interamente nostre," mi ha spiegato, "Se le cose càpitano, ti passano davanti e tu semplicemente devi decidere se assecondarle oppure no. A volte hai a disposizione frazioni di secondo, per prendere simili decisioni. Altre volte un po' più di tempo, ma il principio è sempre lo stesso".

 
"E se non càpitano?"


"Resti nella tua merda. Che a volte - per carità - puzza un po' meno di quella altrui"


A quel punto, una testa di fagiano si è staccata dal resto del corpo come la cosa più naturale di questo e di qualunque altro mondo. Il sangue aveva un colore acceso, che si è spento in un istante, come il mozzicone di una sigaretta sotto la pioggia.


"Il segreto," ha detto Alois, "E' anzitutto familiarizzare con la propria merda. Entrare in sintonia con essa, per così dire. Valutare se la sua consistenza ed il suo odore sono sopportabili, tutto sommato. Non dimenticare che ce n'è di peggiore, in giro. E se ne sta lì, in agguato, anche per anni, in attesa che tu ci caschi dentro. La merda,amico mio," ha detto, "E' ovunque. E noi le diamo i nomi più disparati, perché quella maledetta è in grado di assumere le forme più diverse: una forma umana, la forma di un lavoro, il profilo di una città, l'accento di una lingua..."


"A pensarci bene, è una cosa che fa riflettere..." ho detto io.


Alois ha sorriso. La lama del suo coltello ha disegnato una traiettoria perfetta in direzione del cuore dell'animale. In direzione della vita stessa, o di ciò ch'era vita appena pochi minuti fa.


"Sì, certo, puoi rifletterci quanto ti pare," ha detto, "Ma quella cosa è più astuta di quanto immagini. Quella cosa è in grado di camuffarsi. Può nascondersi in forme perfette e sotto suoni in apparenza piacevoli, ma la possibilità dell'inganno è sempre lì presente. Io sono nato in questo schifo di città, esattamente come te..."


"E?..."


"...e da qui mi sono spostato altrove almeno 3 o 4 volte, ma non sono mai riuscito a mollare tutto fino in fondo. Perché quello che sei ti segue dappertutto. Segue ogni tua mossa, addirittura ti anticipa. E spesso prende decisioni al tuo posto, lasciandoti l'illusione di esserne tu il responsabile.E altra merda avanza verso di te come un esercito invincibile, sa mi passi l'immagine un po' grossolana..."


Il fagiano era ridotto a pezzi di un domino, mentre mi parlava. Una cliente si è avvicinata al banco e ha sorriso al mio macellaio senza dire niente.


"Sì," ho concluso, "Sono scelte difficili"


"Cambi città, cambi donna, cambi lavoro," ha detto Alois,"In realtà non fai che altro che riprodurre te stesso in contesti diversi, ma la sostanza non cambia. Mollare tutto, dal mio punto di vista, significherebbe semplicemente una cosa: riuscire a fare a meno di tutto ciò che ritieni indispensabile quando in realtà non lo è affatto. E per farlo, amico mio, non occorre andare da nessuna parte. A volte nemmeno uscire da una stanza. Ma anzi, chiudertici dentro e stop."


La cliente aveva un seno molto grosso. Si è sporta in avanti e sia io che Alois abbiamo potuto ammirarne l'incavo meraviglioso e - ci giurerei - profumato.


"Sì," ho concluso, ipnotizzato da quel seno taglia forte, "Sono cose toste,eh?"


"A modo loro senz'altro. L'importante è sapere ciò che vuoi e dove poterlo trovare. Adesso, ad esempio, io sono una persona felice. Non mi manca nulla. e non lo dico per consolarmi. Sono appagato. Sul serio. Me ne fotto dell'India, delle religioni esoteriche, degli sballi da quattro soldi, delle auto di lusso, delle vacanze dei vip, dell'ultimo modello di telefonino, eccetera eccetera. Non sto dicendo che non m'interessino. Dico proprio che me ne fotto. E' una cosa completamente diversa. E quello che sono ha smesso d'inseguirmi. Capisci cosa voglio dire?"


"Penso di sì" ho risposto.


"Il segreto di tutto," ha detto il mio macellaio, "E' l'idea. Qualunque essa sia. Purché funzioni. Ti ho mai detto cosa facevo prima di diventare un macellaio?"


"No" ho risposto.  


"Il ventriloquo".


"Non lo avrei mai immaginato" ho detto io.


"Il ventriloquo alla radio" ha specificato il mio macellaio, "Un'ottima idea. Tutta basata sulla fiducia. Perché se non c'è la fiducia, non c'è niente. E in quel caso, allora, cazzo vorresti cambiare, scusa?"

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