Il mio macellaio - Alois - conosce una gran quantità di donne, praticamente di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali.
"Anche di tutte le forme e colori, s'è per questo" ripete spesso con un ghigno che non ha nulla di umano.
Il mio macellaio ha avuto una vita affettiva e sessuale molto intensa,sapete. Prima di fidanzarsi in pianta stabile, il suo carnet era pieno di trofei. Anche se lui, retrospettivamente, non la vede così.
"Ero solo alla ricerca della donna ideale," ti dice, "E se non ne provi una certa quantità, se non ti dai da fare, se non sperimenti, non puoi certo essere sicuro di trovarla"
E'curioso ascoltarlo parlare di queste cose mentre getta frattaglie animali in un secchio colmo di sangue.
"Insomma," ho detto io sorridendo, "E' stata un po'come un'avventura alla ricerca del Graal..."
"Beh, non la metterei così sul sacro" mi ha risposto, svuotando le viscere di un agnello,"Ma devo ammettere che ogni volta è stata come la prima volta.Voglio dire, ognuno di noi ha in mente un'ideale di donna e fa di tutto per materializzarlo. Personalmente non ne ho mai fatto una questione di misure o di razza o di chissà che altro, perché non puoi mai sapere in anticipo cosa ti riserverà una donna. A parte le dovute e inevitabili rotture di coglioni prodotte dai loro ormoni e nascoste nel loro DNA..."
Questo lo capisco. Questo aspetto lo conosco anch'io, fin troppo bene. Anche se non sarei mai riuscito ad esprimerlo con altrettanta precisione. Alois ha il dono della chiarezza, quando la birra tedesca non prende il sopravvento sulla sua innata lucidità (ma questo, di solito, capita solo dopo la mezzanotte).
"E non dimenticare che i gusti e i bisogni cambiano" ha aggiunto, "Col passare del tempo e col passare delle delusioni. E questo vale anche in fatto di donne. Il punto è: cosa intendi per donna ideale. Può trattarsi semplicemente di una faccenda legata alla bellezza, e allora la strada è segnata. Oppure desideri qualcosa di più, e allora devi imboccare un bivio che ti porta su un terreno sterrato e pieno di incognite.Ma è semplice," ha concluso, "Devi solo domandarti:ideale per cosa?"
Ho ammesso di non essermela mai posta, questa domanda. Ho sempre - come dire... - navigato a vista. Recitato a braccio.Improvvisato.
"Lo so," ha detto Alois, "Sei come certi miei clienti che entrano qui dentro e chiedono della carne. Senza specificare. Si guardano intorno, rimuginano, cercano una specie d'ispirazione, poi magari si lasciano consigliare perché altrimenti non saprebbero che altro fare..."
L'agnello, nel frattempo, è stato svuotato come un vecchio cassetto pieno di cose inutili. Le sue interiora galleggiano nel secchio. Somigliano al relitto di una nave in un mare rosso sangue.O a quello che potrebbe restare di noi dopo un terrificante incidente stradale.
"In effetti non credo di avercela mai avuta, una donna ideale" ho confessato.
"Io invece credo di sì" mi ha riposto,"Ogni donna con la quale stai lo è. Ma si tratta perlopiù di momenti, di sensazioni che spesso non durano, perché - come ti ho detto - nel mentre i tuoi orizzonti sono cambiati.E non può essere altrimenti. Ma quando sei vicino al traguardo, credimi, te ne accorgi eccome..."
"E in che modo?"
"Avverti un senso di soddisfazione, di appagamento che non vuoi perdere.E saresti disposto a tutto, pur di difenderlo. Oppure sei diventato troppo pigro o stanco per andare a piantare la tua bandiera su una nuova collina..."
Sono andato alla cassa. Ho pagato il mio conto. Poi sono tornato al banco e Alois stava affettando del prosciutto crudo in fette tanto sottili da sembrare carta velina.
"Tu ormai sei fidanzato da più di due anni," gli ho detto,"Per te dev'essere un record"
Il mio macellaio ha sorriso.
"La tua donna è quella ideale,allora?"
"Diciamo che fra tutte è quella che più si avvicina all'idea" mi ha risposto, "Quella che sento di voler difendere ad ogni costo"
"Mi viene in mente una cosa..."
"Quale?"
"Non l'ho ancora vista" ho detto,"Nonostante tutto il tempo che ci conosciamo, non l'ho vista nemmeno una volta"
Alois ha sdraiato le fette di prosciutto su un foglio di carta oleata, facendone un involucro sigillato. "E' una ragazza normale. Molto carina. Ma anche molto dolce e paziente".
Ho sorriso. "E tu sei il suo uomo ideale?"
"Beh, ha sempre detto di essere attratta da quelli come me. Non belli, ma affascinanti. Divertenti e in grado di saper ascoltare. Direi che ci siamo, no?"
"E lei com'è? Divertente?"
"Sicuro"
"Belle gambe?"
"Bellissime"
"Alta?"
"Non lo so," ha risposto Alois, "Non riesco ad immaginarmela in piedi".
domenica 25 maggio 2008
mercoledì 7 maggio 2008
SAMIZDAT n°19 (ovvero Filastrocca sotto una luna in fiamme)
La tazza
lascia
sulla superficie del tavolo
un'impronta
circolare
simile ad un'aureola
che i santi
si guadagnavano lasciando
le proprie ferite
aprirsi e chiudersi e
riaprirsi come
cerniere
che stringono
i propri denti
in una smorfia che può anche
somigliare ad un sorriso ma che
più spesso
è il modo in cui la bocca
imprigiona
le parole
che stanotte se ne restano
distese
sdraiate l'una
accanto all'altra come
caldi corpi nudi
anche se
le parole
a volte
respirano più vita di quanta
qualunque corpo ne possa
contenere o
sognare
in un buio
sigillato
come confezioni di arachidi
sottovuoto
o ciliegie
sottospirito
pigiate l'una
contro l'altra
senza più fiato
che si condensa
nell'aria
invernale
di un mese qualunque
che non fa
differenze
e neppure
prigionieri
affascinati in maniera
malsana
da una corda
appesa per loro
come una cravatta
che nei giorni di festa
rispolveri
come un antico rito
tribale
che sa di scaramanzia
e resa
di soldati che ancora
marciano
in qualche guerra
senza più nome
né morti
cantando quell'allegra
canzone
che accarezza
i ricordi migliori
sigillati
in fondo all'anima
come relitti
seduti in questo
Salotto Buono
lascia
sulla superficie del tavolo
un'impronta
circolare
simile ad un'aureola
che i santi
si guadagnavano lasciando
le proprie ferite
aprirsi e chiudersi e
riaprirsi come
cerniere
che stringono
i propri denti
in una smorfia che può anche
somigliare ad un sorriso ma che
più spesso
è il modo in cui la bocca
imprigiona
le parole
che stanotte se ne restano
distese
sdraiate l'una
accanto all'altra come
caldi corpi nudi
anche se
le parole
a volte
respirano più vita di quanta
qualunque corpo ne possa
contenere o
sognare
in un buio
sigillato
come confezioni di arachidi
sottovuoto
o ciliegie
sottospirito
pigiate l'una
contro l'altra
senza più fiato
che si condensa
nell'aria
invernale
di un mese qualunque
che non fa
differenze
e neppure
prigionieri
affascinati in maniera
malsana
da una corda
appesa per loro
come una cravatta
che nei giorni di festa
rispolveri
come un antico rito
tribale
che sa di scaramanzia
e resa
di soldati che ancora
marciano
in qualche guerra
senza più nome
né morti
cantando quell'allegra
canzone
che accarezza
i ricordi migliori
sigillati
in fondo all'anima
come relitti
seduti in questo
Salotto Buono